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apocope

Retorica, Fonetica

Caduta in fine di parola di a) una vocale dopo le nasali /m/, /n/ o le liquide /l/, /r/, frequentissima fino a tutto l’800 e oltre, sia in poesia che in prosa (arder = ardere, veder = veder, ben = bene, fratel = fratello). Oggi l’apocope è limitata a casi obbligatori (buon) oppure ad alcuni infiniti (far vedere, aver freddo); b) una sillaba. L’apocope sillabica è spesso segnalata da un accento o un apostrofo, è diffusa fino al ‘900 ( <fece o fede, mo’ <ora o modo, piè <piede, vèr <verso). Oggi solo in alcune espressioni idiomatiche (a ogni piè sospinto, a mo’ di). aferesi, elisione.