Opera - San Francesco d'Assisi, Laude creaturarum [o Cantico di frate sole]
Il Cantico di frate sole (1224) è considerata la prima poesia in volgare ed è l’unica composizione poetica di Francesco pervenutaci. La struttura è quella di una laude, che attinge alla tradizione latina cristiana, ed è intesa come esortazione ai confratelli a lodare Dio per le cose create. Il componimento prevedeva un accompagnamento musicale sul modello del salmo, le note però non sono state tramandate. La poesia di ispirazione religiosa era molto diffusa nel Duecento (vedi per esempio anche le Laudi di Jacopone da Todi), tuttavia non esercitò un’influenza sulla lirica italiana dei secoli successivi. Il Cantico di frate sole è composto secondo una rigorosa numerologia: il numero tre ed il suo multiplo, nove, regolano la struttura poetica. I versi sono trentatré (l’età raggiunta da Gesù Cristo). Si citano tre elementi celesti (sole, luna e stelle), ciascuno accompagnato da tre attributi, e quattro elementi sublunari (vento, acqua, fuoco e terra), ciascuno accompagnato da quattro attributi. Gli elementi umani sono contrassegnati da un procedere per coppie (quelli ke perdonano …quelli ke ‘l sosterrano…).
La derivazione dal latino è ancora molto evidente come pure l’influenza del dialetto umbro, regione in cui il movimento francescano ebbe origine e massima fioritura.
Metrica: Lauda o laude di 33 versi. Inizialmente la laude non aveva un metro determinato, poi venne adottata la forma della ballata. I versi non terminano sempre formando una vera e propria rima, ma si legano spesso per assonanza.
Note linguistiche: Nella Laude è molto evidente la derivazione del volgare italiano dal latino. Alcune caratteristiche morfologiche del latino sono già sparite: non ci sono più i casi, sostituiti dalle preposizioni, le terminazioni in consonante sono cadute, è comparso l’articolo. Tuttavia molte parole mantengono ancora evidente nella grafia la matrice latina. Elenchiamo solo alcune delle trasformazioni aavvenute nel passaggio dal latino al volgare, rilevanti per i vocaboli presenti nel testo.
il fonema ct diventerà per assimilazione tt: nocte(m) → notte. I sostantivi femminili della terza declinazione terminanti in -(c)tio -, (c)tionis produrranno l’uscita in -zione: benedictione(m) →benedizione. Il nesso ti verrà pronunciato già nel tardo latino /tts/ e poi in seguito anche scritto z: pretiose → preziose. Il nesso tr tra due vocali si trasformerà in dr mater, matris→madre. L’h- all’inizio di parola cadrà: honōre(m) → onore h etimologica. La /j/ iniziale o inervocalica diventerà /dξ/: iocundo → giocondo. La u breve diventerà o: multu(m) → molto. Il nesso /kl/ diventerà /kj/: clara →chiara. Il nesso /fl/ diventerà /fj/: flōre(m)→ fiore. La congiunzione et diverrà e / ed.
Nel testo di San Francesco queste trasformazioni, che concernono l'esito toscano del latino, non si sono ancora compiute o sono contaminate dalla varietà linguistica umbra.
Da far risalire al dialetto umbro sono: le parole terminanti in -u, la congiunzione ka (ché, perché), so’ per sono, pò per può, la terza persona plurale del futuro -àno con una sola n (v.25 sosterano (= sosterranno), v.26 sirano (= saranno), v. 29 morrano(= moriranno)).
Figure retoriche: Tipica della laude è l’anafora. Ci sono altri procedimenti retorici basati sull’iterazione di suoni: allitterazione (Morte/corporale), assonanza (ellu/bellu), paronomasia (utile/umile).
Edizione: Il testo qui riportato è conforme all’edizione di Gianfranco Contini del 1970 riprodotta nella biblioteca digitale di liber liber.
Links: traduzione in tedesco; repertorio della poesia, anche religiosa, del '200, parafrasi del Cantico.