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Giacomo da Lentini, Dolce Coninciamento

Dolce coninciamento

canto per la più fina

che sia, al mio parimento,

d'Agri infino in Messina,

cioè la più avenente,

"O stella rilucente,

che levi la maitina,

quando m'apar davanti

li tuo’ dolzi sembianti

mi 'ncendon la corina".

*"Dolce meo sir, se 'ncendi,

or io che degio fari?

Tu stesso mi riprendi

se mi vefavellari

ca tu m’ài namorata;

a lo cor m'ài lanzata,

sì ca di for non pari.

Rimembriti, a la fiata,

quand'io tebi abrazata...

A! li dolzi basciari!"

"Ed io basciando stava

in gran diletamento

con quella che m'amava,

bionda, viso d'argento;

presente mi contava,

e non mi si celava

tutto suo convenente.

E disse: “io t'ameragio

e non ti falleragio

a tutto 'l mio vivente".

“Al mio vivente amore,

io non ti falliragio

per lo lusingatore,

che parla di fallagio".

"Ed io sì t'ameragio

per quello ch'è salvagio:

Dio li mandi dolore!

unqua non vegna a magio!

Tant'è di mal usagio,

che di stat'à gelore".


Segue la ricostruzione in siciliano illustre della canzone.

Dulzi cuminzamentu

Dulzi cuminzamentu:

cantu per la plu fina,

chi sia, a meu parimentu,

d’Agri infinu in Messina,

zo è la plu avinenti.

“O stilla rilucenti,

chi levi la maitina,

quandu m’appar davanti,

li toi dulzi sembianti

mi ncendin la corina”.

- “Dulzi meu sir, si ncendi,

or eu chi diju fari?

Tu stissu mi riprendi si mi vi’ favellari

ca tu m’ai namurata:

a lu cor m’ai lanzata

sì ca di for non pari.

Rimembriti, a la fiata,

quand’eu, tibi abrazata...

A! li dulzi basciari!” –

- “Ed eu basciandu stava

in gran dilettamentu

cum quilla chi m’amava,

brunda, visu d’argentu;

prisenti mi contava,

e non mi si celava

tuttu sou cunvinenti.

E dissi: “eu t’amiraju

e non ti falliraju

a tuttu meu viventi”.

A meu viventi, amuri,

eu non ti falliraju

per lu lusingaturi

chi parla di fallaju”.

“Ed eu sì t’amiraju

per quillu ch’è salvaju:

Deu li mandi duluri!

Unqua non vegna a maju!

Tant’è di mal usaju,

chi di stat’à geluri”.

1 coninciamento
Inizio. In alcune versioni anche: coninzamento. Suffisso in –mento tipico di sostantivi di origine provenzale, gallicismi/provenzalismi, V. anche parimento v. 3, dilettamento v. 22.

2 fina
Per la donna più leggiadra e nobile. Anche fina è un provenzalismo.

3 sia, al
Sinalefe.

4 parimento
A mio parere.

5 avenente
Avvenente, bella; doppie e scempie.

6 levi 
Ti levi, sorgi.

7 la maitina
Allotropo siciliano di mattina, ma si ricordi anche il provenzale maiti. Allotropi

8 m'apar
Mi appari. Apocope.

9 li
I, articolo.

10 tuo’
Tuoi, possessivi. Nell'edizione curata da Antonelli si legge invece: li suo' dolci sembianti, il pronome di terza persona cambia il senso di tutto il periodo.

11 dolzi
Dolce. La variante con /tz/ può indicare un sicilianismo (v. 19 abbrazza = abbraccia), un provenzalismo (appunto dolze) in altri contesti potrebbe indicare anche un settentrionalismo.

12 sembianti
Il tuo aspetto, sembiante/sembianza.

13 ncendon
Infiammano, aferesi e apocope. Incendere per ardere, infiammare.

14 corina
Il cuore, sicilianismi.

15 *
La canzone è in forma di dialogo tra uomo e donna amata e questa prende qui la parola. Per la ripetizione del verbo incendere nei due versi coblas capfinidas.

16 sir
Sire, signore, gallicismi/provenzalismi.

17 degio
Deggio = debbo = devo, dovere e -eggio/-aggio.

18 fari
Fare, uscita dell’infinito tipica del siciliano in –ari, -iri.

19 ve
Vedi, apocope.

20 favellari
Parlare, conversare, favellare.

21 ca
Ché, congiunzione causale o dichiarativa. Il ca è tipico della lirica siciliana delle origini.

22 m’ài namorata
Ché tu mi hai fatto innamorare. Uso transitivo del verbo innamorare.

23 cor
Cuore.

24 lanzata
Colpita con una lancia. Metafora.

25 for
Fuori, apocope.

26 pari
Così che dall'esterno non si vede. In altre versioni si trova la forma toscanizzata pare producendo una rima imperfetta (appunto una rima siciliana) con basciari del v. 20.

27 Rimembriti
Ricordati. Rimembrare è voce poetica molto diffusa fino a tutto l'800.

28 fiata
Qualche volta. Fiata

29 tebi abrazata
Abbracciata a te. Altre edizioni leggono invece t'ebi, quindi: quando ti ebbi abbracciata.

30 dolzi basciari
I dolci baci, sicilianismi.

31 stava
Imperfetto indicativo in –a alla 1°p. singolare.

32 diletamento
Diletto, piacere, doppie e scempie.

33 viso d'argento
Metafora.

34 presente
Senza esitare; avverbio modale.

35 contava
Raccontava.

36 celava
Non mi nascondeva. Celare è voce dotta.

37 convenente
Tutto quello che la riguardava.

38 t'ameragio
Ti amerò. L’uscita in –agio/aggio per il futuro è un sicilianismo; già nel Trecento è sentito come proprio di uno stile basso e non verrà in seguito più usata.

39 falleragio
Non ti ingannerò > fallare, latinismi.

40 vivente
Per tutta la mia vita.

41 lusingatore
Nonostante il mentitore (lusingatore >, gallicismi/provenzalismi). In chiusura entra in ballo una terza persona.

42 salvagio
Nonostante, a dispetto di quello che è selvaggio. Secondo Panvini la donna si riferisce qui al marito; si lamenta di lui con l’amante, lo definisce “selvaggio” e freddo nei suoi confronti.

43 unqua
Mai > latinismo, avverbi di tempo.

44 vegna
La forma del tema con la palatale /ŋ/ vegno invece della forma in /ng/ vengo è molto diffusa fino all’800, gn/ng.

45 magio
Che non possa arrivare a maggio, oppure: che mai possa aver del bene, maggio, dunque, nel senso di maggiore. Verso di non facile interpretazione.

46 usagio
Che è talmente di cattiva natura, soggetto è sempre l’uomo “salvagio”.

47 gelore
Gelo, d’estate è di gelo, siciliannismi.

48 Dulzi cuminzamentu
Il sistema vocalico del siciliano, nel caso di vocali atone e in fine di parola, prevede soltanto tre vocali: /a/ /i/ /u/, inoltre le vocali e ed o sono sempre aperte. La maggior parte dei componimenti poetici è stata tramandata nella trascrizione di copisti toscani. Questi intervennero, modificandoli, sui testi. Le maggiori conseguenze si ebbero nella rima, si produssero infatti rime imperfette: rima siciliana.