Gaspara Stampa, Rime I, VIII e LXIV
I
* Voi, ch'ascoltate in queste meste rime,
in questi mesti, in questi oscuri accenti
il suon degli amorosi miei lamenti
e de le pene mie tra l'altre prime,
ove fia chi valor apprezzi e stime,
gloria, non che perdon, de' miei lamenti
spero trovar fra le ben nate genti,
poi che la lor cagione è sì sublime.
* E spero ancor che debba dir qualcuna:
- Felicissima lei, da che sostenne
per sì chiara cagion danno sì chiaro!
Deh, perché tant'amor, tanta fortuna
per sì nobil signor a me non venne,
ch'anch'io n'andrei con tanta donna a paro?
VIII
Se così come sono abietta e vile
donna, posso portar sì alto foco,
perché *non debbo aver almeno un poco
di ritraggerlo al mondo e vena e stile?
S'Amor con novo, insolito focile,
ov' io non potea gir, m'alzò a tal loco,
perché non può non con usato gioco
far la pena e la penna in me simìle?
E, se non può per forza di natura,
puollo almen per miracolo, che spesso
vince, trapassa e rompe ogni misura.
Come ciò sia non posso dir espresso
io provo ben che per mia gran ventura
mi sento il cor di novo stile impresso.
LXIV
Voi che novellamente , donne, entrate
* in questo pien di tèma e pien d'errore
largo e profondo pelago d'Amore,
ove già tante navi son spezzate,
siate accorte, e tant'oltra non passate,
che non possiate infine uscirne fore,
né fidare in bonacce o 'n second'ore;
ché come a me vi fian tosto cangiate.
* Sia dal mio essempio il vostro legno scorto,
cui ria fortuna allor diede di piglio,
che più sperai esser vicina al porto.
Sovra tutto vi do questo consiglio:
prendete amanti nobili; e conforto
questo vi fia in ogni aspro periglio.
1 *
* Parafrasi: voi che ascoltate in queste meste rime, in questi mesti e oscuri accenti il suono dei miei lamenti amorosi e di quelle mie pene che sono le prime tra le altre, se ci sarà chi apprezzi e stimi il valore ..., io spero di trovare, fra le genti ben nate, gloria nonché perdono dei miei lamenti poiché la loro causa è così sublime.
2 Voi
Il voi non ha un predicato verbale nella frase principale e regge solo il verbo della secondaria relativa ch’ascoltate. Dopo l’incidentale ove…stime (laddove ci sia chi apprezzi e stimi il valore) la frase prosegue con il verbo spero in prima persona (l’io poetico). Esattamente come in apertura di Petrarca, RVF, I si tratta di un anacoluto.
3 in queste meste
In queste meste ... in questi mesti: anadiplosi.
5 de le
Delle. Forma analitica della preposizione articolata, preposizioni articolate.
6 ove
Dove.
8 stime
Stimi, presente congiuntivo.
9 de'
Dei, preposizioni articolate.
10 spero
Spero ... E spero, anafora.
14 *
* Parafrasi: e spero inoltre che qualcuna debba dire: felicissima lei giacché sostenne per un motivo così nobile un danno così nobile. Ah, perché non venne a me tanta fortuna e tanto amore da un signore così nobile da rendermi pari a una tale donna?
15 da che
Poiché. Oggi ancora in uso come congiunzione causale, ma nella grafia dacché.
16 chiara
Per sì chiara cagion danno sì chiaro, chiasmo.
17 Deh
Interiezione poetica. Abbastanza diffusa fino all’800 esprime rimpianto, commozione o preghiera, deh.
19 a paro
Al pari, alla pari. Come in Dante: Venendo teco sì a paro a paro.
22 foco
Fuoco, monottongazione.
23 *
Non devo avere almeno un po’ di vena e di stile per ritrarlo al mondo? Iperbato.
24 ritraggerlo
Ritrarlo, da ritragger composto del petrarchesco. Tragger.
26 novo
Nuovo, monottongazione.
27 focile
Acciarino. Semanticamente più vicino al latino (<focile(m)+ (sottinteso) petra(m)) del significato assunto nell’italiano moderno: fucile. Alternanza o/u, metonimia.
29 potea
Potevo, imperfetto indicativo.
31 loco
Luogo. Viene conservata la sorda /k/ nell’allotropo poetico con monottongo.
32 non con
Con non.
33 pena e la penna
Paranomasia.
35 puollo
lo può; enclisi pronominale.
36 posso
Poliptoto: v.2: posso, v.6: potea, v.7: può, v.10: puollo, v.12: posso.
37 espresso
Espressamente.
38 ventura
(Buona) sorte. Oggi si usa per lo più in frasi fatte.
39 cor
Cuore. Forma apocopata di core, allotropo tipicamente poetico e in uso almeno fino all'800 accanto a cuore, monottongazione.
40 novellamente
Per la prima volta.
41 *
In questo largo e profondo pelago d'Amore pien di tèma e pien d'errore, iperbato.
43 tèma
Timore, deverbale letterario, usato oggi solo ancora in alcune espressioni idiomatiche (senza tema).
44 pelago
Mare, latinismo letterario, usato anche oggi in senso figurato (un pelago di guai).
45 ove
Dove.
46 oltra
Oltre. Variante considerata oggi arcaica.
47 fore
Fuori, monottongazione.
49 second'ore
Ore propizie. Secondo poteva significare favorevole, propizio: le fortune sue seconde (Ariosto).
50 ché
Perché.
51 fian
Saranno, futuro, essere.
52 tosto
Presto, tosto, avverbi di tempo.
53 cangiate
Cambiate. Marcato letterariamente, cangiare è in uso fino all'800 accanto all'allotropo cambiare anche nella prosa letteraria.
54 *
* Parafrasi: la vostra nave sia accorta grazie al mio esempio (all'esempio della mia nave), contro cui l'avversa fortuna si scagliò allorché speravo di essere vicina al porto.
55 essempio
Esempio. Ess- è qui esito del latino ex- (<exemplum), grafia.
56 legno
Nave, sineddoche.
59 diede di piglio
Afferrò con violenza. Locuzione in uso ancora oggi.
62 periglio
Pericolo. Provenzalismo diffuso nella lingua letteraria dell'800 e, sporadicamente, anche del '900.