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Mirra

Nella stesura delle tragedie di Alfieri bisogna distinguere tre fasi di realizzazione: l’ideazione, la stesura e la versificazione. Mirra venne ideata nel 1784, stesa nel 1785 e versificata l’anno successivo. E’ una tragedia in cinque atti che prende spunto dal mito ovidiano di Mirra che si lega incestuosamente al padre. Nella versione di Alfieri la tragedia è incentrata sulla lacerazione interna della protagonista: per sfuggire al suo amore per il padre Ciniro, Mirra accetta di sposare Pereo che poi rifiuta provocandone il suicidio. Nell’ultimo atto confessa al padre la natura della sua passione e quindi si uccide.

Metrica: l’endecasillabo sciolto alfieriano è spesso franto nelle diverse battute dei personaggi (qui vistosamente nella scena terza dell’ultimo atto di Mirra). Questa tendenza a spezzare il dettato, tipica nel verso sciolto per il raggiungimento di una tensione ritmica in assenza di rima, si riflette anche nell’uso sistematico dell’ enjambement.

Note linguistiche: la lingua di Alfieri è particolarmente complessa per la regolare posposizione del verbo e l’ampio uso dell’iperbato e dell’anastrofe che mescolati insieme danno luogo alla sinchisi. Anche per quanto riguarda il lessico la tendenza è sempre quella verso un registro alto, con abbondanza di termini aulici o inconsueti.

Edizione: trascrizione esemplata sull’edizione delle Tragedie, a cura di Nicola Bruscoli, Laterza, Bari 1946, tratta dalla biblioteca telematica liber liber.