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Dante Alighieri, Vita Nuova, cap. XVI

Appresso ciò, che io dissi questo sonetto, mi mosse una volontade di dire anche parole, ne le quali io dicesse quattro cose ancora sopra lo mio stato, le quali non mi parea che fossero manifestate ancora per me.* La prima delle quali si è che molte volte io mi dolea, quando la mia memoria movesse la fantasia ad imaginare quale Amore mi facea. La seconda si è che Amore spesse volte di subito m'assalia  forte, che'n me non rimanea altro di vita se non un pensero che parlava di questa donna. La terza si è che quando questa battaglia d'Amore mi pugnava così, io mi movea quasi discolorito tutto per vedere questa donna, credendo che mi difendesse la sua veduta da questa battaglia, dimenticando quello che per appropinquare a tanta gentilezza m'addivenia. La quarta si è come cotale veduta non solamente non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la mia poca vita. E però dissi questo sonetto, lo quale comincia: Spesse fiate.

 

Spesse fiate vegnonmi a la mente

le oscure qualità ch'Amor mi dona,

venmene pietà, sì che sovente

io dico: "Lasso!, avviene elli a persona?";

 

ch'Amor m'assale subitanamente,

sì che la vita quasi m'abbandona:

campami un spirto vivo solamente,

e que' riman, perché di voi ragiona.

 

Poscia mi sforzo, ché mi voglio atare;

e così smorto, d'onne valor voto,

vegno a vedervi, credendo guerire:

 

e se io levo li occhi per guardare,

nel cor mi si comincia uno tremoto,

che fa de' polsi l'anima partire.

 

Questo sonetto si divide in quattro parti, secondo che quattro cose sono in esso narrate; e però che sono di sopra ragionate, non m'intrametto se non di distinguere le parti per li loro cominciamentionde dico che la seconda parte comincia quivich'Amor; la terza quivi: Poscia mi sforzo; la quarta quivi: e se io levo.

1 Appresso ciò
Dopo.

2 volontade
Volontà (lat. < voluntātem).

3 le
Nelle, forma analitica di preposizioni articolate.

4 dicesse
Dicessi, imperfetto congiuntivo.

5 lo
Articolo.

6 parea
Pareva imperfetto indicativo dei verbi della seconda coniugazione (-ere), 1a e della 3a p.; vedi anche più sotto: dolea (= doleva), facea (= faceva), movea (=muoveva), difendea (=difendeva), disconfiggea (=sconfiggeva).

7 per me
Da parte mia, per in funzione di complemento d’agente dopo una costruzione passiva, in francese par.

8 *
Dante anticipa qui di seguito quattro effetti dell’innamoramento che riprende poi nel sonetto.

9 si è
É, pronomi riflessivi.

10 Amore
Amore maiuscolo perché inteso come personificazione dell'amore.

11 facea
Come mi aveva reso Amore.

12 m'assalia
Assaliva imperfetto indicativo dei verbi della terza coniugazione.

13
Così, .

14 'n
In, aferesi.

15 pensero
Pensiero, monottongazione.

16 pugnava
Mi scombatteva. Pugnare, combattere, latinismi. Dante ricorre qui alla metafora amore/battaglia.

17 discolorito
Completamente pallido. Tutto, posposto, si riferisce a discolorito.

18 veduta
La visione di lei, soggetto posposto al verbo; anastrofe.

19 appropinquare
Il per + infinito sostantivato ha valore causale: a causa dell’avvicinarmi, avvicinandomi. Appropinquare: latinismi.

20 gentilezza
Gentile indica nobiltà d’animo e di cuore. Gentilezza, e soprattutto l’aggettivo gentile, sono termini chiave nella poetica dello stilnovo.

21 addivenia
Avveniva, mi succedeva.

22 cotale
Tale, dimostrativi.

23 finalmente
Alla fin fine.

24 vita
Distruggeva quel poco che mi restava della mia vita.

25 però
Perciò, però.

26 fiate
Molte volte. L’avverbio di tempo „spesso“ è usato come aggettivo. Dante impiega la forma arcaizzante Spesse fiate nel sonetto, mentre nel prologo in prosa aveva usato il più moderno molte volte: è uno dei tanti doppioni che coesistono in Dante e, più in generale, nella lingua dell’epoca e che differenziano la lingua della poesia da quella della prosa.

27 vegnonmi
Mi vengono, enclisi pronominale

28 dona
Dà, gallicismi/provenzalismi.

29 venmene
Me ne viene, enclisi pronominale In conseguenza di ciò provo pietà.

30 sovente
Spesso, gallicismo entrato nell’uso toscano; avverbi di tempo.

31 Lasso!
Me infelice! Ohimè! lasso.

32 elli
Esso, ciò, con uso neutro, pronomi personali.

33 persona
Succede questo (quanto segue nei vv.5-6) a qualcun altro? Indefiniti.

34 campami
Mi sopravvive, oppure: mi tiene in vita.

35 spirto
Spirito, sincope.

36 voi
Alla donna amata in tutta la lirica cortese ci si rivolge dandole del Voi; pronomi personali.

37 ragiona
Ragionare è verbo molto usato nello stilnovo e nella tradizione della lingua letteraria nel senso di parlare, discutere di qualcuno o qualcosa. Oggi equivale piuttosto a “riflettere”.

38 Poscia
Poi, in seguito, poscia.

39 ché
Perché, ché.

40 atare
Aiutare, riduzione toscana per aitare, gallicismi/provenzalismi.

41 d'onne
Ogni, aggettivo indefinito; latinismi.

42 voto
Vuoto, monottongazione.

43 vegno
Vengo, la forma vegno (> lat. venio) sopravvive in poesia fino all’800; gn/ng.

44 guerire
Di guarire; di.

45 cor
Cuore, monottongazione.

46 tremoto
Tremito o terremoto.

47 partire
Fa uscira l’anima dalle vene, mi fa perdere i sensi; iperbato. Polsi per vene è una sineddoche.

48 però che
Siccome, congiunzioni

49 ragionate
Dette, già incontrato al v.8, qui il verbo è coniugato nella forma passiva, presupponendo appunto un uso transitivo del verbo, uso oggi escluso.

50 m'intrametto
Non mi soffermo oltre; gallicismi/provenzalismi.

51 cominciamenti
Inizi. Spesso i vocaboli con il suffisso –mento sono di origine provenzale, gallicismi/provenzalismi.

52 onde
Per cui, perciò; in questo caso nesso consecutivo, onde/donde.

53 quivi
Qui, ivi/quivi.