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Opera

Contenuto: Il Decameron (dal greco = dieci giornate) è una raccolta di 100 novelle e fu scritto da Boccaccio tra il 1349 e il 1351. Per sfuggire alla terribile peste che colpì anche Firenze nel 1348 Boccaccio immagina che 10 giovani fiorentini (sette donne e tre uomini: l’allegra brigata) cerchino riparo in una villa in collina e qui, per passare il tempo, raccontino per dieci giorni ognuno una novella. A turno, uno dei giovani dirige una giornata (sono il re o la regina della giornata), stabilendo l’ordine dei narratori e il tema di cui le novelle devono trattare (solo due giornate sono a tema libero). Questa è la cornice, cioè la struttura generale che abbraccia le 100 novelle. Novelle comiche si alternano a novelle tragiche.

Le novelle qui riportate sono la quinta della quarta giornata e la prima della sesta giornata.

La quarta giornata è dedicata agli amori terminati tragicamente.

Nella prima novella della sesta giornata nella quale sotto il reggimento d'Elissa, si ragiona di chi con alcuno leggiadro motto, tentato, si riscosse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno. Nelle novelle della sesta giornata le vicende narrate si risolvono quindi con un motto, con una battuta di spirito. È un tipo di novella questo diffuso nella tradizione novellistica toscana del ‘300 e già presente in quella che è la prima raccolta, anonima, di novelle in volgare: il Novellino. La novella 89 del Novellino, rappresenta un antecedente della presente novella di madonna Oretta, che è una delle più brevi della raccolta.

Edizione: Del Decameron esiste un codice autografo di mano di Giovanni Boccaccio: il codice Hamilton 90 conservato alla Staatsbibliothek di Berlino. L’edizione qui seguita è quella stabilita da Vittore Branca, correzioni di Natalino Sapegno (Utet Torino 1956) Le Monnier Firenze, 1951/1952 e riprodotta in liber liber. Si veda qui un esemplare miniato.

Una lettura della novella di Lisabetta partendo da diversi approcci teorici è: Baratto, Nencioni, Serpieri, Segre, Cirese, Il testo moltiplicato. Lettura di una novella del “Decameron”, Parma 1982. È anche interessante la trasposizione filmica della novella di Lisabetta fatta da Pier Paolo Pasolini nel suo film “Il Decameron” (1970).

Note linguistiche: La prosa di Boccaccio nel Decameron si afferma come modello per i secoli successivi. Forte è l’influenza della sintassi latina. I periodi sono ricchi di subordinate. Molto frequenti le proposizioni relative e le implicite, soprattutto quelle con il gerundio. La principale si trova spesso alla fine del periodo. Altra caratteristica della prosa del Decameron è l’inversione. La sequenza soggetto/verbo/oggetto è spesso alterata. Nei tempi composti frequente è l’anteposizione del participio all’ausiliare (...avuti avea...). Nel nesso attributo/nome spesso l’aggettivo o una coppia di aggettivi sono anteposti al nome, analoga inversione avviene nel nesso avverbio/verbo. In particolare nella novella di Madonna Oretta qui riprodotta (Dec. VI,1) si notino i parallelismi sintattici realizzati nei frequenti costrutti consecutivi e comparativi.

Links: Decameron Web, traduzione tedesca del Decameron.