Springe direkt zu Inhalt

Opera

Il Libro del Cortegiano è un trattato in forma di dialogo in quattro libri, introdotto da una Lettera dedicatoria. I quattro libri corrispondono alle quattro giornate in cui si svolge l’azione, ambientata a Urbino alla corte di Guidobaldo da Montefeltro. L’argomento dei primi due libri è la descrizione e concezione del perfetto cortigiano, cioè del "gentiluomo che vive presso la corte di un principe". Segue, poi, nel terzo libro, il disegno della perfetta "dama di palazzo". Nel quarto libro una prima parte è dedicata al rapporto tra il cortigiano e il principe, una seconda tratta dell’amore platonico e della contemplazione della bellezza come strumento di elevazione. Concepito nel 1513 e portato a compimento nel 1518, il Cortegiano era diffuso e conosciuto prima ancora d’esser dato alle stampe. 

Edizione L’apografo destinato alle stampe, il codice Laurentiano-Ahsburnhamiano, fu oggetto di numerosi rimaneggiamenti da parte dall’autore e di vari revisori tra cui Pietro Bembo. La prima edizione risale al 1528, ad opera degli editori veneziani Aldo Manuzio e Andrea Asolo. L’opera ebbe un’ampia diffusione e un immediato successo in tutta Europa. Due edizioni fondamentali, basate sull’edizione princeps aldina, su cui sono state collazionate molte successive, sono quelle a cura di V. Cian per Sansoni del 1947 e di B. Maier per UTET del 1955. Qui si segue l’edizione del 1965 a cura di Luigi Preti per Einaudi nella trascrizione della biblioteca telematica liber liber.

I capitoli riportati sono tratti dal primo libro e parlano dell’importanza di evitare l’affettazione (l’artificiosità), un concetto centrale nella concezione di Castiglione anche per quanto riguarda l’uso della lingua. All’affettazione si oppongono la grazia e la sprezzatura, cioè la capacità di agire e parlare con una superiore, misurata naturalezza. Partecipano qui al dialogo Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo, il Conte Lodovico da Canossa e Federico Fregoso, due importanti personaggi della società cortigiana frequentata da Castiglione.

Note linguistiche: La lingua del Cortegiano non vuole naturalmente essere affettata né toscaneggiante, ma è comunque una lingua colta e illustre, più vicina al toscano classico di quanto si potrebbe supporre leggendo per esempio questi capitoli. Non da sopravvalutare, poi, per quanto riguarda molte scelte morfosintattiche, l’intervento di Pietro Bembo, così che per esempio convivono nel testo due tipi di condizionale, quello "siciliano" (dariano) e quello "toscano" (darebbe) propugnato dalla sua grammatica. Importantissimo ai fini della comprensione l’ordine sintattico della frase: la posizione di pronomi e attributi, avverbi come aggettivi, è spesso diversa da quella che troviamo nell’italiano moderno; la costruzione segue talvolta il modello latino classico Soggetto+Oggetto+Verbo (SOV) decaduto poi nell’italiano moderno, la cui sequenza sintattica tipica è SVO. In ogni modo il periodare è sempre molto ampio e complesso, né mancano esempi della costruzione latineggiante detta accusativo con l'infinito per cui, per esempio dicesi ancor esser stato proverbio… va inteso: si dice che fosse proverbio.

In rete si ci sono informazioni sulla concezione del gentiluomo. E' reperibile anche il testo completo dell'opera.