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Opera

La Gerusalemme Liberata è un poema epico in 20 canti dedicato ad Alfonso II d’Este, duca di Ferrara. La prima redazione del poema risale al 1575, la prima edizione venne stampata a Venezia nel 1580, tuttavia incompleta e senza l’autorizzazione dell’autore. Nel 1581 ne apparve una seconda completa, ma non autorizzata, nel 1584 fu infine pubblicata un’edizione completa con le correzioni del revisore Scipione Gonzaga. Nel 1593 Tasso diede alle stampe una nuova versione della Gerusalemme Liberata con il titolo Gerusalemme Conquistata, un nuovo poema in 24 canti, da cui, fra l’altro, erano stati espulsi molti episodi ritenuti sconvenienti dal punto di vista morale e religioso.

Al centro della vicenda del poema c’è la prima Crociata e la liberazione del santo sepolcro ad opera dei cristiani guidati da Goffredo di Buglione. A questo argomento centrale se ne intrecciano molti altri, come l’amore infelice dell’eroe cristiano Tancredi per la guerriera saracena Clorinda, l’amore di Erminia per Tancredi, gli interventi delle potenze soprannaturali, sia infernali che celesti, le trame della maga Armida, che con le armi della seduzione allontana dall’esercito cristiano i guerrieri più forti, ma finisce con l’innamorarsi del più coraggioso di essi, Rinaldo, in cui Tasso identifica il capostipite della dinastia estense celebrata nel poema. L’azione del poema si svolge negli ultimi tre o quattro mesi dell’assedio a Gerusalemme, nel 1099, prima della battaglia finale in cui i cristiani sconfiggeranno i saraceni comandati da Argante e Solimano.

L'edizione di riferimento è a cura di Lanfranco Caretti (Mondadori 1957) nella trascrizione della biblioteca telematica liber liber.

Metrica: poema in ottave: ottave, rima.

Note linguistiche : attorno alla lingua della Gerusalemme Liberata nacque una polemica che coinvolse non solo Tasso e gli Accademici della Crusca, principali detrattori del poema: da più parti si rimproverava a Tasso l’oscurità della costruzione sintattica e l’eccessivo uso di latinismi. Tasso stesso propugnava uno stile “aspro”, secondo un termine usato da lui stesso, dove le unità di significato non coincidevano con il ritmo del verso, producendo quindi una gran quantità di versi spezzati (enjambement). Anche nelle ottave riportate qui appaiono evidenti queste caratteristiche e, in generale, la ricerca di un lessico particolare, ricco non solo di latinismi, ma di cultismi e poetismi. Da notare qui anche l’uso di participi forti come spartosculto.

Riportiamo qui l’inizio del canto XVI. Carlo e Ubaldo sono stati inviati da Goffredo alla ricerca di Rinaldo e, dopo molte peripezie e con l’aiuto di un mago, sono riusciti a superare le colonne d’Ercole e a raggiungere l’isola dove, sopra un alto monte, si trova il palazzo di Armida (canti XIV e XV). Il canto XVI si apre con la descrizione del palazzo di Armida, nel quale si trova il giardino incantato. I due vi entrano attraverso due meravigliose porte istoriate (ottave 1-2). Segue una descrizione degli episodi rappresentati sui bassorilievi delle porte, prima l’amore che soggioga Ercole a Iole (ottava 3), poi le vicende legate all’amore di Antonio e Cleopatra (ottave 4-7). Finalmente Carlo e Ubaldo, guidati da un libro magico, si inoltrano nel labirinto che porta al giardino, descritto come un luogo meraviglioso, dove l’arte di Armida riesce a far sembrare naturale e bello ciò che è frutto delle sue magie, cosicché gli alberi sono sempre in fiore e portano frutti eterni (8-11). Gli uccelli cantano accompagnati dal vento e fra di loro spicca la voce di un uccello straordinario, un pappagallo, che sa imitare il linguaggio umano e canta della caducità e fuggevolezza della vita, esortando a godere dell’amore. Quando il pappagallo tace, riprende il coro degli uccelli (14-16). Nel frattempo Carlo e Ubaldo scoprono i due amanti e di nascosto li osservano scambiarsi effusioni amorose (17-19) e guardarsi a turno in uno specchio e quindi l’uno negli occhi dell’altra (20-22). Infine Armida si ricompone, riordina i capelli e i vestiti, su cui spicca una cintura magica, e poi, dopo un lungo e tenero commiato, si allontana perché durante il giorno va a sbrigare le sue faccende mentre il guerriero resta chiuso nel giardino aspettando la sera, quando la maga si ricongiunge a lui (23-26). Partita la maga, i due guerrieri si rivelano a Rinaldo, il quale appena li scorge, e dopo aver visto riflessa in uno scudo la sua immagine ormai poco virile, sente rinascere dentro di sé la sua coscienza di eroe e guerriero (27-30). 

Nella parte finale del canto, Rinaldo abbandonerà l’isola, nonostante le suppliche di Armida che, dopo avere distrutto il suo palazzo, partirà verso il campo del re d’Egitto per tramare la vendetta contro l’amante infedele.

Link: in rete è possibile consultare una pagina con un sommario dei canti del poema.