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Niccolò Machiavelli, Il Principe, Introduzione, cap. XVII

Dedica

* NICOLAUS MACLAVELLUS AD MAGNIFICUM LAURENTIUM MEDICEM.

[Nicolò Machiavelli al Magnifico Lorenzo de' Medici]

* Sogliono, el più delle volte, coloro che desiderano acquistare grazia appresso uno Principe, farseli incontro con quelle cose che infra le loro abbino più care, o delle quali vegghino lui più delettarsi; donde si vede molte volte essere loro presentati cavalli, arme, drappi d'oro, prete preziose e simili ornamenti, degni della grandezza di quelli. *Desiderando io adunque, offerirmi, alla vostra Magnificenzia con qualche testimone della servitù mia verso di quella, non ho trovato intra la mia suppellettile cosa, quale io abbia più cara o tanto esístimi quanto la cognizione delle azioni delli uomini grandi, imparata con una lunga esperienzia delle cose moderne et una continua lezione delle antique: le quali avendo io con gran diligenzia lungamente escogitate et esaminate, et ora in uno piccolo volume ridotte, mando alla Magnificenzia Vostra. *E benché io iudichi questa opera indegna della presenzia di quella, tamen confido assai che per sua umanità li debba essere accetta, considerato come da me non li possa esser fatto maggiore dono, che darle facultà di potere in brevissimo tempo intendere tutto quello che io in tanti anni e con tanti mia disagi e periculi ho conosciuto. La quale opera io non ho ornata né ripiena di clausule ample, o di parole ampullose e magnifiche, o di qualunque altro lenocinio o ornamento estrinseco con li quali molti sogliono le loro cose descrivere et ornare;* perché io ho voluto, o che veruna cosa la onori, o che solamente la varietà della materia e la gravità del subietto la facci grata. Né voglio sia reputata presunzione se uno uomo di basso et infimo stato ardisce discorrere e regolare e' governi de' principi; perché,* cosí come coloro che disegnono e' paesi si pongano bassi nel piano a considerare la natura de' monti e de' luoghi alti, e per considerare quella de' bassi si pongano alto sopra monti, similmente, a conoscere bene la natura de' populi, bisogna essere principe, et a conoscere bene quella de' principi, bisogna essere populare.

Pigli, adunque, Vostra Magnificenzia questo piccolo dono con quello animo che io lo mando; il quale se da quella fia diligentemente considerato e letto, vi conoscerà drento uno estremo mio desiderio, che Lei pervenga a quella grandezza che la fortuna e le altre sue qualità li promettano. E, se Vostra Magnificenzia dallo apice della sua altezza qualche volta volgerà li occhi in questi luoghi bassi, conoscerà quanto io indegnamente sopporti una grande e continua malignità di fortuna.

Capitolo XVII

De crudelitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra.

[* Della crudeltà e pietà e s'elli è meglio esser amato che temuto, o più tosto temuto che amato]

Scendendo appresso alle altre preallegate qualità, dico che ciascuno principe debbe desiderare di essere tenuto pietoso e non crudele: non di manco debbe avvertire di non usare male questa pietà. Era tenuto Cesare Borgia crudele; non di manco quella sua crudeltà aveva racconcia la Romagna, unitola, ridottola in pace et in fede. Il che se si considerrà bene, si vedrà quello essere stato molto più pietoso che il populo fiorentino, il quale, per fuggire el nome del crudele, lasciò destruggere Pistoia.* Debbe, per tanto, uno principe non si curare della infamia di crudele, per tenere e' sudditi sua uniti et in fede; perché, con pochissimi esempli sarà più pietoso che quelli e' quali, per troppa pietà, lasciono seguire e' disordini, di che ne nasca occisioni o rapine: perché queste sogliono offendere una universalità intera, e quelle esecuzioni che vengono dal principe offendono uno particulare. Et intra tutti e' principi, al principe nuovo è impossibile fuggire el nome di crudele, per essere li stati nuovi pieni di pericoli. E Virgilio, nella bocca di Didone, dice:

* Res dura, et regni novitas me talia cogunt

Moliri, et late fines custode tueri.

Non di manco debbe essere grave al credere et al muoversi, né si fare paura da sé stesso, e procedere in modo temperato con prudenza et umanità, che la troppa confidenzia non lo facci incauto e la troppa diffidenzia non lo renda intollerabile.

Nasce da questo una disputa: s'elli è meglio essere amato che temuto, o e converso. Rispondesi che si vorrebbe essere l'uno e l'altro; ma perché elli è difficile accozzarli insieme, è molto più sicuro essere temuto che amato, quando si abbia a mancare dell'uno de' dua. Perché delli uomini si può dire questo generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de' pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti tua, ófferonti el sangue, la roba, la vita e' figliuoli, come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, e' si rivoltano. E quel principe che si è tutto fondato in sulle parole loro, trovandosi nudo di altre preparazioni, rovina; perché le amicizie che si acquistano col prezzo, e non con grandezza e nobiltà di animo, si meritano, ma elle non si hanno, et a' tempi non si possano spendere. E li uomini hanno meno respetto a offendere uno che si facci amare, che uno che si facci temere; perché l'amore è tenuto da uno vinculo di obbligo, il quale, per essere li uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto; ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai. Debbe non di manco el principe farsi temere in modo, che, se non acquista lo amore, che fugga l'odio; *perché può molto bene stare insieme esser temuto e non odiato; il che farà sempre, quando si astenga dalla roba de' sua cittadini e de' sua sudditi, e dalle donne loro: e quando pure li bisognasse procedere contro al sangue di alcuno, farlo quando vi sia iustificazione conveniente e causa manifesta; ma, sopra tutto, astenersi dalla roba d'altri; perché li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio. Di poi, le cagioni del tòrre la roba non mancono mai; e, sempre, colui che comincia a vivere con rapina, truova cagione di occupare quel d'altri; e, *per avverso, contro al sangue sono più rare e mancono più presto.

* Ma, quando el principe è con li eserciti et ha in governo multitudine di soldati, allora al tutto è necessario non si curare del nome di crudele; perché sanza questo nome non si tenne mai esercito unito né disposto ad alcuna fazione. Intra le mirabili azioni di Annibale si connumera questa, che, avendo uno esercito grossissimo, misto di infinite generazioni di uomini, condotto a militare in terre aliene, non vi surgessi mai alcuna dissensione, né infra loro né contro al principe, cosí nella cattiva come nella sua buona fortuna. Il che non poté nascere da altro che da quella sua inumana crudeltà, la quale, insieme con infinite sua virtù, lo fece sempre nel cospetto de' suoi soldati venerando e terribile; e sanza quella, a fare quello effetto le altre sua virtù non li bastavano. E li scrittori poco considerati, dall'una parte ammirano questa sua azione, dall'altra dannono la principale cagione di essa. E che sia vero che l'altre sua virtù non sarebbano bastate, si può considerare in Scipione, rarissimo non solamente ne' tempi sua, ma in tutta la memoria delle cose che si sanno, dal quale li eserciti sua in Ispagna si rebellorono. Il che non nacque da altro che dalla troppa sua pietà, la quale aveva data a' sua soldati più licenzia che alla disciplina militare non si conveniva. La qual cosa li fu da Fabio Massimo in Senato rimproverata, e chiamato da lui corruttore della romana milizia. E' Locrensi, sendo stati da uno legato di Scipione destrutti, non furono da lui vendicati, né la insolenzia di quello legato corretta, nascendo tutto da quella sua natura facile; talmente che, volendolo alcuno in Senato escusare, disse come elli erano di molti uomini che sapevano meglio non errare, che correggere li errori. La qual natura arebbe col tempo violato la fama e la gloria di Scipione, se elli avessi con essa perseverato nello imperio; ma, vivendo sotto el governo del Senato, questa sua qualità dannosa non solum si nascose, ma li fu a gloria.

Concludo adunque, tornando allo essere temuto et amato, che, amando li uomini a posta loro, e temendo a posta del principe, debbe uno principe savio fondarsi in su quello che è suo, non in su quello che è d'altri: debbe solamente ingegnarsi di fuggire lo odio, come è detto.

1 *
Machiavelli dedica il trattato a Lorenzo de’ Medici, nipote del papa Leone X (Giovanni de’ Medici), al potere a Firenze nel 1513, da non confondere con l’omonimo Magnifico morto nel 1492.

2 *
* Parafrasi: coloro che desiderano acquistare grazia (guadagnare il favore) presso un principe sono soliti, il più delle volte, farglisi incontro (presentarsi a lui) con quelle cose che, tra tutte le loro cose, gli siano più care o delle quali vedano lui dilettarsi (cose che credono possano piacergli).

3 el
Il, articolo.

4 uno
Un, comune l’uso della forma non elisa dell’articolo, uno, lo, anche nei casi in cui oggi si richiede il e un.

5 Principe
Il termine principe è usato da Machiavelli non nel senso di nobile, figlio di re, bensì nel senso vicino all’etimologia latina di primo, colui che comanda e governa.

6 farseli
Farglisi, farsi incontro a lui, li=gli. L’ordine dei pronomi riflessivo/dativo è inverso a quello in uso oggi, dativo/riflessivo.

7 infra
Fra, latinismi e avverbi di luogo.

8 abbino
Abbiano presente congiuntivo. Qui e altrove (congiuntivo presente in –ino, articolo el, i latinismi in generale) Machiavelli privilegia le forme del fiorentino contemporaneo che verranno poi respinte da Bembo.

9 vegghino
Vedano, -eggio/-aggio.

10 delettarsi
Vedono che lui si diletta, accusativo con l’infinito.

11 donde
Per cui, consecutivo, onde/donde.

12 loro
A loro.

13 arme
Armi, arme.

14 prete
Pietre per metatesi.

15 *
* Inizia la captatio benevolentiae nella quale Machiavelli offre al Signore ciò che gli è più caro e in cui è più competente: la sua esperienza e le sue conoscenze politiche.

16 adunque
Dunque, congiunzioni.

17 offerirmi
Offrirmi. Offerire è forma non sincopata più vicina al latino.

18 testimone
Testimonianza, attestato.

19 quella
Dimostrativo riferito alla Magnificenza Vostra.

20 intra
Tra.

21 suppellettile
Tra le mie cose.

22 quale
La quale, pronomi relativi.

23 esístimi
Stimi, recupero etimologico <existimo.

24 delli
Degli, articolo.

25 grandi
Grande, nell’accezione di grandioso, importante, andrebbe oggi anteposto al sostantivo, i grandi uomini, posposto è inteso piuttosto in senso letterale.

26 esperienzia
La i, come in questo paragrafo anche Magnificenzia, dilgenzia, presenzia, riconduce la parola all’originario suffisso latino –tia.

27 et
In questa edizione si segue la grafia latina per la congiunzione e , in quasi tutti i casi in cui precede parole che inizano per vocale.

28 lezione
Lettura, studio.

29 antique
Antiche, latinismi.

30 le quali
Pronomi relativi.

31 *
* Parafrasi: e benché io consideri questa opera indegna di essere presentata all Magnificenza Vostra, tuttavia confido nel fatto che, data la sua umanità, essa gli debba essere bene accetta, visto che da parte mia non gli può esser fatto dono maggiore che dare a Vostra Magnificenza la possibilità di potere intendere, in brevissimo tempo [data la brevità del libro], quello che io ho conosciuto e compreso dopo tanti anni [di esperienza] e in seguito a tanti disagi e pericoli [si riferisce alle alterne vicende della sua carriera politica].

32 iudichi
Giudichi, latinismi.

33 tamen
Tuttavia, latinismi, tratto caratteristico della lingua cancelleresca, familiare a Machiavelli.

34 li
Gli.

35 facultà
Facoltà, alternanza vocalica in protonia e latinismi.

36 mia
Miei, il possessivo plurale invariabile mia è caratteristico del toscano quattro e cinquecentesco possessivi.

37 La quale
Pronomi relativi, all’inizio della frase principale con funzione anaforica.

38 clausule ample
Clausole ampie, complesse figure retoriche.

39 lenocinio
Attrattiva.

40 *
* Parafrasi: perché io ho voluto che niente onorasse quest’opera e che solamente la varietà della materia trattata e l’importanza del soggetto la rendessero gradita.

41 veruna
Nessuna, indefiniti.

42 subietto
Soggetto <subjecto, latinismiassimilazione.

43 facci
Faccia, presente congiuntivo, come già più sopra, in –i.

44 e'
I, articolo plurale, come il singolare el, proprio del fiorentino in uso al tempo di Machiavelli.

45 de'
Dei, preposizioniapocope.

46 *
* Inizia qui una ampia similitudine, come se ne trovano parecchie nel Principe, attinte al mondo naturale. Il termine di paragone è il punto di osservazione. Parafrasi: come i cartografi che, per descrivere le montagne, le osservano dal basso e, viceversa, per descrivere la pianura, la osservano dall’alto delle montagne, così il principe, dall’alto della sua condizione, conosce la natura dei popoli e lui, Machiavelli stesso, dal basso del suo stato può meglio conoscere la natura del principe e, come i cartografi, tracciare le norme svelare i meccanismi del potere.

47 disegnono
Disegnano, presente . L’uscita in –ono per la 6.a p. dell’indicativo presente dei verbi della 1.a coniugazione, per attrazione ai verbi delle altre due coniugazioni, è un tratto del fiorentino parlato e scritto nel ‘400 e ‘500. “Coloro che disegnano i paesi” sono i cartografi.

48 e'
I, articolo.

49 piano
In pianura.

50 populi
Popoli; come già per clausule, ampullose, periculo e facultà incontrate in questo paragrafo, Machaivelli preferisce la variante in u, vicina all’originario vocabolo latino; latinismi.

51 Pigli
Prenda.

52 che
Con cui, pronomi relativi.

53 quella
Dimostrativo riferito a Vostra Magnificenza.

54 fia
Sarà, futuro.

55 drento
Dentro, metatesi.

56 fortuna
La fortuna è concetto centrale del Principe e rappresenta le forze esterne alla volontà umana che influenzano quanto accade, ad essa il principe contrappone la virtù, concetto da intendersi non in senso morale o cristiano, essa esprime la scaltrezza e avvedutezza politica del principe.

57 indegnamente
Ingiustamente. In chiusura della dedica Machiavelli richiama l’attenzione di Lorenzo de’ Medici sulla fortuna avversa che lo ha colpito.

58 *
* Machiavelli procede nella sua argomentazione per coppie opposte di concetti: in questo capitolo dibatte sul fatto se il principe debba essere crudele o pietoso, (crudeltà/pietà) e poi se debba essere preferibile venir amato o temuto. Machiavelli sostiene che, al contrario di quanto si può credere a prima vista, il principe "crudele” è più saggio del principe che si mostra “pietoso”. La sintassi è caratterizzata da un’alta frequenza di coordinate conclusive, avversative e disgiuntive, mentre tra le subordinate prevalgono le causali, consecutive e comparative.

59 s'elli
Se egli è meglio = se è meglio, fiorentinismo, pronomi personali.

60 preallegate
Precedentemente presentate, addotte.

61 debbe
Deve, < debet, dovere.

62 pietoso
Animato dalla pietà, clemente, indulgente.

63 non di manco
Nondimeno; congiunzione coordinante avversativa assai frequente nel Principe.

64 Cesare Borgia
Figlio del Papa Alessandro VI, tra il 1500 e il 1503 conquistò varie regioni italiane dell’Italia centrale e fu visto da Machiavelli per un breve periodo come il potenziale Principe ideale.

65 racconcia
Sistemata, riordinata.

66 unitola
L’aveva unita, enclisi.

67 Il che
Se si considererà bene ciò. Il che è pronome relativo con funzione di oggetto anaforico.

68 considerrà
Considererà, sincope. In altre edizioni troviamo il verbo al presente: considera.

69 quello
Si vedrà che quello[Cesare Borgia] è stato... La costruzione dell’accusativo con l’infinito è molto frequente nella prosa del ‘400 e ‘500.

70 fuggire
Evitare, per non essere detto crudele. Accezione arcaica di fuggire, transitivo. Machiavelli rievoca la lotta tra partiti avversari a Pistoia nella quale Firenze non intervenne per eccesso di cautela e rimase così a guardare la distruzione della città.

71 el
Il articolo caratteristico del fiorentino quattro e cinquecentesco.

72 destruggere
Distruggere, alternanza vocalica in protonia, anche qui suggerita da fedeltà all’etimologia latina.

73 *
* Parafrasi: pertanto un principe non deve curarsi della cattiva fama di essere crudele se lo scopo è quello di tenere i suoi sudditi uniti e fedeli, infatti con pochissime condanne esemplari risulterà tutto sommato più pietoso di quelli che, per troppa pietà, fanno sì che si propaghino i disordini, ai quali seguono uccisioni o rapine; infatti queste solitamente offendono, colpiscono tutta la popolazione, e quelle esecuzioni, condanne ordinate dal principe colpiscono singoli individui.

74 si curare
Un principe non deve curarsi, preoccuparsi. Il pronome poteva essere anteposto direttamente all’infinito.

75 e'
I, articolo.

76 sua
Suoi, possessivi.

77 esempli
Esempi, latinismi.

78 lasciono
Lasciano, presente indicativo.

79 occisioni
Uccisioni, alternanza vocalica in protonia.

80 intra
Tra.

81 nuovo
Machiavelli contrappone i principi nuovi, cioè quelli che hanno da poco acquistato il potere, ai principi vecchi, che l’hanno ereditato o comunque lo detengono da lungo tempo.

82 per essere
Essendo gli stati nuovi pieni di pericoli, il per + infinito è qui proposizione causale.

83 li
Gli, articolo.

84 *
* Citazione dall’Eneide. Didone, da poco regina di Cartagine, dice: “la dura realtà e il regno recente mi costringono a tenere questi modi / e a proteggere i confini tutt’intorno con l’esercito” (Aen. I 963-64)

85 debbe
Soggetto sottinteso è sempre il principe.

86 grave
Ponderato, cauto nel credere, prestare fede a chi gli sta intorno e nel prendere decisioni.

87 si fare
Né deve farsi paura da solo, temere pericoli che non ci sono. Il pronome poteva precedere l’infinito.

88 che
Cosicché, affinché.

89 facci
Faccia, presente congiuntivo.

90 s'elli
Costrutto impersonale, pronomi personali.

91 converso
O il contrario.

92 Rispondesi
Si risponde, impersonale, enclisi pronominale.

93 perché
Siccome.

94 accozzarli
Mettere insieme le due qualità.

95 abbia
Qualora dovesse macare.

96 dua
Due, numerali, come tua, è variante fiorentina non declinata.

97 sieno
Siano.

98 fuggitori
Coloro che evitano i pericoli.

99 tua
Tuoi, possessivi.

100 ófferonti
Ti offrono, enclisi pronominale.

101 discosto
Lontano, quando non ti trovi in stato di bisogno.

102 appressa
Soggetto è il bisogno: quando si avvicina per te il momento del bisogno.

103 e'
Essi, pronomi personali.

104 in sulle
In su.

105 nudo
Privo.

106 rovina
Cade in rovina.

107 prezzo
Col denaro, con ricompense.

108 meritano
Si comprano, dall’originale significato latino di merēri,latinismi

109 hanno
Non si posseggono.

110 tempi
Nei tempi del bisogno.

111 vinculo
Vincolo di riconoscenza.

112 per essere
Essendo.

113 tristi
Malvagi; in questa accezione il singolare è tristo, da non confondersi con triste.

114 è rotto
Soggetto è il vincolo.

115 fugga
Eviti, ancora una volta fuggire è usato transitivamente, nel senso di rifuggire, com’era comune nella lingua letteraria.

116 *
* Si può benissimi esser temuti senza essere odiati.

117 li
Gli, pronomi personali.

118 bisognasse
Fosse necessario per lui. Bisognare poteva essere usato con il dativo, come abbisognare.

119 iustificazione
Giustificazione, latinismi.

120 sdimenticano
Dimenticano.

121 cagioni
Motivi, cagione.

122 tòrre
Togliere, portar via, torre è infinito sincopato dal latino >tollere.

123 mancono
Mancano.

124 truova
Trova, senza monottongazione. Il dittongo dopo occlusiva + r (tr-, pr-) era ormai stato progressivamente sostituito dal monottongo nel fiorentino quattrocentesco, quindi Machiavelli recupera qui un tratto antico.

125 quel
La roba d’altri.

126 *
* Parafrasi: al contrario [le ragioni di agire] contro il sangue, cioè di giustiziare qualcuno, sono più rare.

127 mancono
Mancano, soggetto sono le cagioni.

128 *
* A sostegno della sua tesi (meglio temuto e ritenuto crudele che amato e non rispettato), Machiavelli introduce nei due paragrafi seguenti due esempi tratti dalla storia: Annibale, generale cartaginese temuto ma non amato, e Scipione, generale romano, clemente, ma non rispettato dai suoi soldati.

129 multitudine
Moltitudine, alternanza vocalica in protonia.

130 al tutto
In massimo grado.

131 si curare
Non curarsi, non preoccuparsi.

132 sanza
Senza.

133 Intra
Tra.

134 connumera
Annovera.

135 surgessi
Sorgesse mai, nell’esercito, alcun dissenso, imperfetto congiuntivo.

136 dissensione
Dissenso.

137 sua
Sue.

138 fece
Lo rese, soggetto è la sua inumana crudeltà.

139 li
Qui e più volte in questo paragrafo li=gli, pronomi personali.

140 considerati
Avveduti, accorti.

141 dannono
Dannano, condannano.

142 sarebbano
Sarebbero, condizionale presente.

143 memoria
Narrazioni.

144 Ispagna
Spagna, prostesi.

145 rebellorono
Ribellarono, passato remoto.

146 licenzia
Licenza, terminazione in –zia dal latino –tia.

147 che
Di quanta.

148 E'
I, articolo

149 sendo
Essendo, essere.

150 legato
Inviato, luogotenente.

151 escusare
Scusare, latinismi.

152 elli erano
C’erano. Elli, egli come soggetto neutro è un toscanismo, pronomi personali.

153 arebbe
Avrebbe, avere.

154 non solum
Non solo, latinismi.

155 adunque
Congiunzioni.

156 a posta loro
Secondo le loro preferenze.

157 in su
Su, in su.