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Pietro Metastasio, Didone abbandonata, 2, III, IV, V

Atto secondo

Scena III

DIDONE: Già so che si nasconde

de' Mori il re sotto il mentito Arbace.

Ma,* sia qual più gli piace, egli m'offese:

e senz'altra dimora,

o suddito o sovrano, io vuo' che mora.

OSMIDA: Sempre in me de' tuoi cenni

il più fedele esecutor vedrai.

DIDONE: Premio avrà la tua fede.

OSMIDA: E qual premio, o regina? Adopro in vano

per te fede e valore:

occupa solo Enea tutto il tuo core.

DIDONE: Taci, non rammentar quel nome odiato.

È un perfido, è un ingrato,

è un'alma senza legge e senza fede.

Contro me stessa ho sdegno,

perché finor l'amai.

OSMIDA: Se lo torni a mirar, ti placherai.

DIDONE: Ritornarlo a mirar! Per fin ch'io viva

mai più non mi vedrà quell'alma rea.

SELENE: Teco vorrebbe Enea

parlar, se gliel concedi.

DIDONE: Enea! Dov'è?

SELENE: Qui presso

che sospira il piacer di rimirarti.

DIDONE: Temerario! Che venga. Osmida, parti.

OSMIDA: Io non tel dissi? Enea

tutta del cor la libertà t'invola .

DIDONE: Non tormentarmi più; lasciami sola.

Scena IV

DIDONE: Come! Ancor non partisti? Adorna ancora

questi barbari lidi il grande Enea?

E pure io mi credea

che, già varcato il mar,* d'Italia in seno

in trionfo traessi

popoli debellati e regi oppressi.

ENEA: Quest'amara favella

mal conviene al tuo cor, bella regina.

Del tuo, dell'onor mio

sollecito ne vengo. Io so che vuoi

del moro il fiero orgoglio

con la morte punir.

DIDONE: E questo è il foglio.

ENEA: La gloria non consente

ch'io vendichi in tal guisa i torti miei:

se per me lo condanni...

DIDONE: Condannarlo per te! Troppo t'inganni.

Passò quel tempo, Enea,

che Dido a te pensò. Spenta è la face,

è sciolta la catena,

e del tuo nome or mi rammento appena.

ENEA: Pensa che il re de' Mori

è l'orator fallace.

DIDONE:* Io non so qual ei sia, lo credo Arbace.

ENEA: Oh Dio! Con la sua morte

tutta contro di te l'Africa irrìti.

DIDONE: Consigli or non desio:

tu provvedi a' tuoi regni, io penso al mio.

Senza di te finor leggi dettai;

sorger senza di te Cartago io vidi.

Felice me, se mai

tu non giungevi, ingrato, a questi lidi!

ENEA: Se sprezzi il tuo  periglio,

donalo a me: grazia per lui ti chieggio.

DIDONE: Sì, veramente io deggio

il mio regno e me stessa al tuo gran merto.

A sì fedele amante,

ad eroe sì pietoso, a' giusti prieghi

di tanto intercessor nulla si nieghi.

Inumano! tiranno! E` forse questo

l'ultimo dì che rimirar mi dèi:

* vieni su gli occhi miei;

sol d'Arbace mi parli, e me non curi!

T'avessi pur veduto

d'una lagrima sola umido il ciglio!

Uno sguardo, un sospiro,

un segno di pietade in te non trovo:

e poi grazie mi chiedi?

Per tanti oltraggi ho da premiarti ancora?

Perché tu lo vuoi salvo, io vuo' che mora.

ENEA: Idol mio, che pur sei

ad onta del destin l'idolo mio,

che posso dir? Che giova

rinnovar co' sospiri il tuo dolore?

Ah! se per me nel core

qualche tenero affetto avesti mai,

placa il tuo sdegno e rasserena i rai.

Quell'Enea tel domanda,

che tuo cor, che tuo bene un dì chiamasti;

quel che sinora amasti

più della vita tua, più del tuo soglio;

quello...

DIDONE: Basta; vincesti: eccoti il foglio.

Vedi quanto t'adoro ancora, ingrato!

Con un tuo sguardo solo

mi togli ogni difesa e mi disarmi.

Ed hai cor di tradirmi? E puoi lasciarmi?

* Ah! non lasciarmi, no,

bell'idol mio:

di chi mi fiderò,

se tu m'inganni?

Di vita mancherei

nel dirti addio;

che viver non potrei

fra tanti affanni.

Scena V

ENEA: Io sento vacillar la mia costanza

a tanto amore appresso;

e mentre salvo altrui, perdo me stesso.

IARBA: Che fa l'invitto Enea? Gli veggo ancora

del passato timore i segni in volto.

ENEA: Iarba da' lacci è sciolto!

Chi ti diè libertà?

IARBA: Permette Osmida

che per entro la reggia io mi raggiri:

ma vuol ch'io vada errando

per sicurezza tua senza il mio brando.

ENEA: Così tradisce Osmida il comando real?

IARBA: Dimmi, che temi?

Ch'io fuggendo m'involi a queste mura?

Troppo vi resterò per tua sventura.

ENEA: La tua sorte presente

fa pietà, non timore.

IARBA: Risparmia al tuo gran core

questa pietà. D'una regina amante

tenta pure a mio danno,

cerca pur d'irritar gli sdegni insani.

Con altr'armi non sanno

le offese vendicar gli eroi troiani.

ENEA: Leggi. La regal donna in questo foglio

la tua morte segnò di propria mano.

Se Enea fosse africano,

Iarba estinto saria. Prendi ed impara,

barbaro, discortese,

come vendica Enea le proprie offese.  

de'
Dei, preposizioni articolate.

Mori
Abitanti della Mauritania. Il termine viene esteso poi a tutti gli abitanti dell’Africa settentrionale e ai musulmani che invasero la Spagna nell’VIII secolo.

il re
Il re dei Mori: anastrofe.

mentito
Falso (nome).

*
* Parafrasi: ma sia pure il suo nome quello che più gli piace.

dimora
Indugio. Dimora in questo senso è marcatamente letterario.

vuo'
Voglio, volere.

mora
Muoia. Forma monottongata tipicamente letteraria, monottongazione.

OSMIDA
Un confidente infedele di Didone.

10 Sempre
Sempre vedrai in me: posposizione del verbo.

11 cenni
Ordini, metonimia.

12 esecutor 
Esecutore, apocope.

13 Adopro
Impiego. Adoprare è forma sincopata del verbo adoperare.

14 core
Cuore, cor/core.

15 alma
Anima. Poetismo difusissimo fino alla seconda metà dell’Ottocento, allotropi.

16 mirar
Guardare intensamente, qui piuttosto nel significato di vedere, mirare.

17 rea
Colpevole.

18 SELENE
E’ la sorella di Didone, segretamente innamorata di Enea.

19 Teco
Con te, pronomi comitativi.

20 presso
Vicino.

21 parti
Va' via, allontanati.

22 tel
Te lo. Forma sintetica del pronome combinato con apocope.

23 tutta del cor la libertà
Tutta la libertà del coriperbato.

24 t'invola
Ti ruba, involare è un allotropo letterario, posposizione del verbo.

25 Adorna
Rende più belli. Usato qui ironicamente, ironia.

26 E pure
Eppure.

27 mi
Nell’italiano antico molti verbi erano coniugati in forma pronominale, pronomi riflessivi.

28 credea
Credevo, imperfetto indicativo.

29 *
* Parafrasi: portassi in trionfo in Italia popoli debellati e regnati oppressi.

30 seno
Dentro, seno nell’italiano antico significa parte interna.

31 traessi
Portassi.

32 regi
Usato come sostantivo è un latinismo.

33 favella
Parola. Nella lingua letteraria antica significa anche discorso.

34 sollecito
Premuroso, cioè: vengo da te perché mi curo del tuo e del mio onore.

35 punir
Dipende da vuoi: iperbato.

36 il foglio
Il foglio dov’è scritta la condanna.

37 guisa
Modo, allotropo letterario.

38 face
Fiaccola, in senso figurato: la passione. E’ un latinismometafora.

39 la catena
Ancora una metafora per la passione amorosa.

40 fallace
Ingannevole.

41 *
* Parafrasi: io non so chi sia, per me è Arbace.

42 ei
Egli, pronomi personali.

43 irrìti
Istighi.

44 desio
Desidero. Sia il verbo desire che il sostantivo desio sono diffusi in poesia e prosa fino alla fine dell’800.

45 provvedi
Occupati.

46 a'
Ai, proposizioni articolate.

47 Cartago
Cartagine.

48  periglio
Pericolo, allotropigallicismi.

49 chieggio
Chiedo, -eggio/-aggio.

50 deggio
Devo, -eggio/-aggio.

51 merto
Merito, allotropo sincopato.

52 pietoso
Rispettoso dei doveri verso la patria e gli altri in generale: è l’attributo canonico di Enea.

53 prieghi
Preghiere. Gli allotropi prego e priego sono marcatamente letterari.

54 di tanto
Di tale.

55 nieghi
Neghi.

56 dì 
Giorno, allotropo oggi arcaico.

57 dèi
Devi, dovere

58 *
Parafrasi: ti presenti davanti a me.

59 veduto
L’oggetto di veduto è il ciglioiperbato.

60 lagrima
O lacrima. Una delle alternanze sorde/sonore ancora possibili nell’italiano contemporaneo, anche se la variante sonora risulta più antiquata.

61 il ciglio
Le ciglia, e quindi gli occhi: plurale/singolare.

62 pietade
Pietà, variante non apocopata, dal latino <pietate(m)apocopelatinismi.

63 idolo mio
Riprende in chiusura di verso l’idol mio d’apertura: epanadiplosi.

64 rai
Raggi, qui nelle senso di occhi. E’ un allotropo diffusissimo in letteratura in entrambe le accezioni fino all’800.

65 soglio
Trono, latinismi.

66 *
Inizia qui un’aria, cioè una delle canzonette che segnano i momenti lirici e musicali più intensi del melodramma.

67 appresso
Vicino.

68 invitto
Che non è mai stato vinto: latinismo letterario.

69 veggo
Vedo, -eggio/-aggio.

70 da' 
Dai, preposizioni articolate.

71 diè
Diede, apocope sillabica.

72 per entro
Dentro.

73 raggiri
Aggiri.

74 brando
Spada, allotropo letterario.

75  a
Da, a.

76 cerca pur
Ripete, variando, il significato del tenta pure del verso precedente.

77 le offese vendicar
Vendicar le offeseanastrofe.

78 La regal donna
Didone, antonomasia.

79 saria
Sarebbe, condizionale.

80 discortese
Scortese. Qui legato a barbarodiscortese è usato nel senso di ‘estraneo alla cultura cortese’.