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Opera

Vico scrisse la sua autobiografia nel 1725. Nel 1728 ne uscì a Venezia una prima versione a stampa che, essendo andati smarriti i manoscritti, rimane l’edizione di riferimento, benché Vico stesso ne lamentasse l’alto numero di errori e imprecisioni. Una seconda edizione accresciuta fu pubblicata nel 1731.

Note linguistiche: La lingua di Vico è generalmente ritenuta arcaizzante, anche a causa dell’adesione di Vico al cosiddetto capuismo, un movimento formatosi attorno al filosofo napoletano Leonardo di Capua che propugnava l’imitazione fedele degli antichi. La sua è dunque una lingua ricca di arcaismi e latinismi, piuttosto artificiosa, costruita secondo una sintassi complessa, per cui il periodo è spesso molto lungo e articolato, generato da vere e proprie cascate di subordinate: da notare qui nel nostro brano soprattutto l’uso ‘a cascata’ delle implicite gerundive: ipotassi. Una costruzione ricalcata sul latino è poi quella, frequente nella Vita, dell’accusativo con l'infinito. Di rilievo, infine, alcuni fenomeni fonetici tipici dei dialetti meridionali, come i raddoppiamenti (avvanzandosi, diffendere) o le apocopi (està): apocope.

Una particolarità della Vita è costituita dalla scelta dell’autore di scrivere in terza persona distanziando così la figura autobiografica, come mostra chiaramente l’incipit dell’opera: Il signor Giambattista Vico egli è nato...

Edizione: Il brano che presentiamo è tratto da: G.B. Vico: Opere, a cura di Paolo Rossi, Rizzoli, Milano 1959, nella trascrizione della biblioteca telematica liber liber. Informazioni sull'edizione critica dell'autobiografia e in generale sull'opera di Vico si trovano alla pagina del Portale Vico.